l’incapacità di parlare delle proprie ed altrui emozioni e sentimenti…
Ci sono patologie che, in base ai cambiamenti del sociale sempre più competitivo e pretenzioso verso il traguardo del successo, stanno crescendo ed espandendosi in maniera esponenziale, quasi a rendere l’individuo, già potenzialmente predisposto, a ripresentarsi a se stesso ed agli altri come “robotizzato” ed autodifeso verso il mondo emotivo.
Una di queste gravi patologie (dove la pericolosità consiste soprattutto non solo per la sfera relazionale compromessa per il soggetto che ne è affetto, ma soprattutto – in molti casi - per la non consapevolezza dello stesso della malattia), è proprio alessitimia.
- Grossa difficoltà , a volte totale incapacità , a riconoscere , distinguere ed etichettare proprie ed altrui emozioni e sentimenti
- Difficoltà a distinguere tra stati emozionali percepiti e percezioni puramente fisiologiche
- Incapacità a parlare di emozioni, non riuscendole a descrivere in quanto non riconosciute
- Incapacità di creare correlazioni causa – eeffetto oggettivamente riconoscibili come prioritarie tra la nascita di un’emozione ed il motivo scatenante la stessa
Per molto tempo l’alessitimia e’ stata considerata a livello psichiatrico e per molti orientamenti come un “disturbo della elaborazione degli affetti”, non riuscendo il paziente a rielaborare e riorganizzare ciò che sente a livello profondo. Il “non incanalamento” della sfera emozionale porterebbe ad una “ostruzione” emotiva rielaborata e manifestata in termini di rigidità compulsiva: disturbi psicosomatici, alimentari, dipendenze anche importanti diventano “sfoghi” per la mancata relazione con il mondo emotivo.
Seppur apparentemente il soggetto alessitimico si presenti come molto ben inserito in società e si relazioni con molte persone, risulti simpatico e di aiuto, mantiene sempre di contro una rigidità superficiale ( spesso visibile anche tramite la postura), volta a non permettere mai di approfondire le argomentazioni qualora inizino ad incanalarsi verso il campo emozionale. L’alessitimico parla di tutto ma non accetta di discutere di emotività , specialmente la propria, ne’ che gli vengono poste domande al riguardo, potendo altrimenti presentare manifestazioni improvvise di chiusura ed aggressività .
La cura
Secondo alcuni studi del campo medico- biologico, pare possibile che alla base del comportamento alessitimico, vi sia una disfunzione della corteccia cingolata anteriore che porterebbe ad disconoscimento emozionale, stesso meccanismo riscontrabile in alcuni sintomi del disturbo schizofrenico.
Seppur i due disturbi non siano correlati, si ritiene opportuno agire anche in questo caso sia a livello psicoterapeutico che farmacologico in modo da poter intervenire sia sull’assetto neuro biologico che su quello psicosociale.
A livello psicoterapeutico inizialmente il lavoro dovrà basarsi su un percorso psico educativo e correttivo all’affettività , come preparazione alla successiva fase di ristrutturazione percettivo cognitiva circa le modalità fino ad oggi adottate per relazionarsi all’esterno. Il percorso terapeutico con pazienti alessitimici implica dunque tre step: la presa di coscienza della problematica, una psico educazione correttiva ed una ristrutturazione cognitiva degli stereotipi mentali relativi alla sfera emotiva affettiva, ripetutamente adottati davanti a situazioni relazionali.