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Novità e approfondimenti a cura della Dott.ssa Tumminia

Gli Ignavi moderni, l’astensionismo: “ non e’ affar mio”… il “vigliacco narcisista”

fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa…”  ( Dante Alighieri, Inferno III , 31-51 ).

Dante descrive gli ignavi con parole eccelse ed intransigenti nel terzo canto dell’inferno, li posiziona nell’Antiferno,  non ritenendoli degni di godere nè delle gioie del Paradiso, nè di bruciarsi nelle pene dell’inferno,  ricreando tramite il posizionamento ambientale “a metà” (un penoso vagare nel nulla) lo stesso stile comportamentale assunto in vita, l’astensionismo, la non presa di posizione verso il bene od il male, non esplicitando  pareri di sorte su fatti sociali, non agendo, ma lasciandosi trasportare da silenziose correnti. Nel Medioevo era impensabile immaginare un cittadino, come essere sociale, non partecipe e non attivo nei confronti del Comune, ognuno era obbligatoriamente tenuto ( per senso morale e legale abilmente miscelati) a contribuire al successo sociale con l’esperienza acquisita nel proprio settore, con eventuale soggettiva padronanza oratoria e  competenze pratiche , altrimenti, sottraendosi volontariamente, era certamente considerato inetto ed inutile, al pari di un qualsiasi criminale.

 

Oggi chi sono gli Ignavi? Esistono ancora?

È  paradossale come , nella nostra società cosiddetta “evoluta”, il comportamento ignavo cresca in maniera direttamente proporzionale sia all’incremento delle competenze lavorative  ( frutto di terreni culturali /specialistici)  che alle problematiche sociali sempre più diversificate e di entità medio grave.

La Personalità dell’ignavo corrisponde esattamente a quella  del “vigliacco narcisista”: non si espone e non esprime piu ’ di tanto ( o per nulla) la propria posizione su fatti sociali, più o meno pubblici, su problematiche relazionali tra amici e parenti e nemmeno su se stesso.

La finalità è creare un’impossibilità ed un’ “immobilità di giudizio” del soggetto esterno ( individuo o gruppo)  verso se stesso: rendendosi invisibile e trasparente nessuno si interesserà di giudicarlo, soprattutto di giudicarlo male. Da buon narcisista , inteso secondo la psicoanalisi del profondo come “super compensazione del complesso di inferiorità mascherato da senso di grandiosità” , all’ ignavo interessa mantenere alta l’immagine del proprio io per se stesso e per gli altri, non essendo in grado di reggere la replica contraria,  che porterebbe ad inevitabili crolli di un’autostima già precaria.

Se proprio decide di esprimersi , lo farà quasi sempre seguendo la “corrente prevalente”, quella trascinata dal vento di maggior adesione , sentendosi protetto dal gruppo contenitivo verso la possibilità di smarrimento d’identità possibile…

 

Le “scorciatoie comportamentali”  dell’ignavo per “salvarsi la coscienza” tramite “partecipazioni” mirate a rendersi socialmente accettato ed accettabile:

L’ ignavo:

  • rende pubblico” il contributo che dà al sociale non sapendo però di cosa stia parlando ( es. aderisce ai numeri verdi di raccolta fondi, lo fa sapere, ma non conosce la causa che appoggia ).
  • si contraddice” , ripete frasi “ad effetto” sentite da altri sulle notizie del momento -di cui non è  informato nè documentato  – per ottenere lo stesso successo /stima dell’autore originale:  tende a vivere di “luce riflessa”, non vivendo di luce propria.

Le maggiori contraddizioni vengono attuate verso se stesso tramite impossibili conversioni dalla parola all’azione , di cui  si lamenta con/ di se stesso dietro la maschera difensiva dell’ innata pigrizia agita o pensata: compra il giornale per essere aggiornato ma non lo legge…vorrebbe guardare il telegiornale ma ci sono troppe brutte notizie e , soffrendo troppo ( ? ) è meglio evitare…vorrebbe andare a trovare l’amico malato ma evita, per non lasciate trasparire troppe emozioni…

  • È egocentrato: non è mai in nessun modo interessato all’ altro non avendone la capacità di sintonia emotiva ed immedesimazione nel dolore e nelle gioie di esterni a se stesso, mancando totalmente di capacità empatica. All’ambiente sociale , pero’, in alcuni casi farà vedere esattamente il contrario per i motivi sopra esposti.
  • si maschera dietro l’atteggiamento “umile” per sottrarsi dall’esposizione di pensieri ed argomenti “sentendomi troppo piccolo davanti a fatti troppo grandi” ,astenendosi da tutto ciò che potrebbe essere contributo di pensiero sociale limitandosi, invece, a dir la propria su fatti frivoli privi di coinvolgimento emotivo.
  • Sovraespone il proprio “apparire buono”

Lo troviamo tutti i giorni sui social: è  pieno di pensieri positivi per  il mondo intero, parla solo ed esclusivamente di pensieri di pace e bene per tutti, coperto dallo schermo del virtuale protettivo che accoglie e rende reale l’autodichiarato , certo che nessuno ( o quasi ) andrà a verificare se esiste un’anima dietro le parole.

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