“IL BENE SI FA IN SILENZIO: TUTTO IL RESTO È PALCOSCENICO”: E’ ancora utile oggi questa regola etico-morale in questo contesto storico?
QUANDO ANCHE LE “REGOLE ETICHE” ANDREBBERO REINTERPRETATE IN BASE AL CONTESTO STORICO IN CUI SI VIVE
L’intelligenza sociale, quella forma di intelligenza che prevede variabili ed “aggiustamenti” interpretativi della sfera comportamentale umana anche in base al periodo storico ed al contesto ambientale in cui le stesse azioni vengono attuate, dovrebbe oggi , come ieri, come domani, prendere in considerazione quanto un’interpretazione “ presa alla lettera” di un detto in uso e da sempre messo in atto, quasi senza accorgersene , capovolgendo e/o storpiando inconsciamente la regola della comunicazione persuasiva della “riprova sociale” di Cialdini ( “se fai così pubblicamente sarai apprezzato dagli altri e da te stesso) , venendo a sottolinearne solo il significato puramente opportunistico ed ipocrita del “ benefattore” possa, addirittura, predisporre un potenziamento di un comportamento opposto:
il bene non deve essere esposto “per umiltà” il male invece è all’ordine del giorno manifestato in ogni sua forma ( critiche , ribrezzo, cattiveria gratuita, discriminazioni….)!
Dunque, secondo la legge del “contrasto percettivo” e della “persuasione imitativa di massa” , siamo così sicuri che non esponendo mai il bene, perché le “regole del bon-ton” e la severa legge morale del “perfetto gran signore” questo prevede, non contribuisca invece ad incentivare la sovraesposizione del male interpretato, dalle menti malate, come normalità d’azione?
I comportamenti di massa si fondano ,plasmano e sono influenzati da processi imitativi tanto più inconsci quanto più il soggetto imitante presenta carenze emotivo-cognitive culturali di giudizio critico personale.
Il male imita il male , difficilmente guarderà l’alternativa offerta dal bene, ma il “meno insano” almeno, avrebbe possibilità di notarlo ed alla personalità di cuore verrebbero proposte nuove occasioni imitative.
Quando la “pudicizia morale” è eccessiva, da “morale” si trasforma in “moralismo” anche manifestato attraverso censure espressive comportamentali e verbali simboleggiate da interpretazioni soggettive ( e diffuse da inconsci collettivi approvati e non meditati per definizione) di parole con connotazioni etiche ( umiltà , semplicità , dignità ) trasformate dalla loro semantica originaria ed, a piacimento utilizzate per non agire e non fare notare tutto ciò che “ è bene,”.
Contraddizioni umane.