Il caso Weinstein (e mille altri casi) ed informazione pubbilca. I rischi psicologici indotti sulla mente del cittadino: “imitazione indotta” come pensiero di massa
“ Le folle hanno sempre avuto nella storia una parte importante, ed oggi più considerevole che in qualsiasi altra epoca. L’azione inconscia delle folle ,sostituendosi all’attività cosciente degli individui, rappresenta una delle caratteristiche del nostro tempo” ( “Psicologia delle folle”, Gustave Le Bon )
Se ne sta parlando tramite riviste e social network da giorni, troppi , del famoso produttore cinematografico Harvey WEINSTEIN che, a seguito di una denuncia post datata mossa da una famosa attrice italiana, Asia Argento, ha scatenato un susseguirsi di innumerevoli successive rivendicazioni di offesa sessuale subita da molte altre donne del Red carpet dello spettacolo, venendo a stendersi una lista ,ad oggi, difficile da tenere conto.
Il mio articolo, di carattere puramente social psicologico, quindi privo di intenti giudicanti né “investigativi” circa le contrastanti opinioni pubbliche alla ricerca della verità espositiva delle rispettive parti, vuole porre invece enfasi sull’incredibile effetto devastante che è facile produrre nella mente influenzabile del cittadino comune per mezzo di una mass mediatica “informazione” (??) poco attenta involontariamente (o volontariamente???) all’impatto emotivo incontrollabile generato nel momento in cui da carattere soggettivo si estende in un lampo a divenire oggettivo, annullando la capacità critica di ognuno senza che il soggetto coinvolto nemmeno se ne accorga…..
Di cosa sto parlando? Di quello che in psicologia prende il nome di “ Imitazione di massa”.
Parla molto bene Gustave Le Bon, di cosa sia la Psicologia delle masse nel testo scritto nel 1895 “ La Psicologia delle folle”, branca della psicologia che studia l’influenza dei fenomeni collettivi sul comportamento individuale.
Secondo l’eclettico Le Bon la “Psicologia della massa” pone in rilievo come in gruppi non organizzati di individui le azioni tendano a diventare affini pur escludendosi nesso di relazione tra loro.
Tale fenomeno tende a produrre , in maniera del tutto istintiva, effetti imitativi incontrollabili escludenti automaticamente una scelta di condotta razionale. Presi singolarmente , gli appartenenti al gruppo spesso non si identificano nelle idee , condotte e modi d’essere della massa
La “ massa” secondo le teorie di Le Bon, in seguito approvate da molti sociologici, esperti di marketing , psicologi, plagia il comportamento , annullando differenze di opinioni, personalità, ideologie, credenze personali , con il fine di “appoggiare e difendere la causa del momento” secondo finalità eroiche dimenticando, però , di verificarne l’attendibilità e/o sfumature e variabili in grado di alterare la lettura finale dell’insieme.
Sebbene l’assetto imitativo possa avere una sorta di variante interpretativa positiva , andando a soddisfare il bisogno di riconoscimento ed appartenenza al gruppo, innato in ognuno di noi, esaltandone anche una valenza di “autoconservazione” di fronte, ad esempio, alla lotta in gruppo contro un dittatore conclamato, una guerra….in quasi tutti gli altri casi in cui, facciamo finta, si debba “patteggiare” verso situazioni o persone senza criteri oggettivi di “verita’ ipotizzabili” è facile cadere nel rischio indotto di adozione di idee suggerite poi reinterpretate come spontanee.
In tal modo diviene facile ed automatico, una volta che un gruppo disomogeneo per età , classe socio-culturale ,ideologia, si trovi a ricriminare delle ragioni, continuare a “sostenersi a vicenda” senza più discernere se, per esempio, sia ancora lecito ed approvato dal proprio sentire, continuare a “seguire la scia” o meno ,una volta che si ha cominciato a cavalcare l’onda…..
D’altronde, secondo Le Bon, la “societa’ intera nel suo agire in massa è equiparabile ad uno stato ipnotico: un sogno comandato poi trasformato in ed interpretato come reale”.