La Pazienza: la “magica” dote legata all’Intuito previsionale di un traguardo possibile
La pazienza è da considerarsi come una “sopportazione prolungata” passiva ( e contornata da una venatura masochista) verso eventi e/o persone con la finalità illusoria che prima o poi “cambi qualcosa”? Assolutamente no. Quello che ho appena descritto corrisponde a quanto superficialmente viene tradotto in modo erroneo, dalla maggioranza, in termini di “pazienza”, avvicinandosi per lo più all’idea di sudditanza verso l’esterno in termini di passività dell’io, predisponendo così ad abusi relazionali ad ambientali da un “fuori” condizionante e più potente di me.
Se proviamo ad immaginare la scena di una persona “paziente verso un obiettivo” , è facile d’istinto prefigurarcela come “in ansia” di raggiungere il “tanto atteso” risultato, quasi “come se”, non vivesse che di quell’ossessione mentale.
Ecco, in realtà, la pazienza , spiegata in chiave Psicodinamica ,si fonda su criteri completamente opposti a quelli appena citati.
Il soggetto paziente non è in attesa di un “dopo” come causa della propria felicità, sta già bene ora, è immerso in uno stato mentale di pieno rilassamento circa ciò che la vita offre adesso, tanto da potersi porre obiettivi, possibilmente raggiungibili per mezzo di una valutazione “lucida” che la serenità permette di avere, mentre vive il presente “amato e accettato”, non annullandolo ed annullandosi per il traguardo , non pensando a quest’ultimo in maniera illusoria come strumento correttivo dell’infelicità’ attuale ma quale completamento di una felicità già esistente a prescindere dall’ obiettivo finale.
La serenità durante il percorso è la condizione prima per ottenere il successo sperato: autoproducendo ed alimentandosi di/da energia positiva ,in grado di attrarre altro positivo, laddove prima si sia attuata una attenta valutazione del possibile reale, l’ambiente energetico intorno a noi “lotta” in contemporanea a quello dentro di noi per aiutarci a proseguire nella strada del successo.
L’ uomo paziente è intelligente perché è intuitivo:
non segue sogni impossibili da realizzare ( in termini di mancanza di strumenti concreti, tempistiche possibili e risorse interiori), persegue invece obiettivi che “sente dentro di sé” come forti e certi, il “sentire sentimentale” , di cuore, predisposto dall’ Intelligenza emotiva – intuitiva , patrimonio non di tutti.
Una certezza non data dall’ipotesi di prove concrete dimostrabili di riuscita, ma dalla “certezza dell’anima”, l’intuizione intelligente, quasi medianica
Solo questo tipo di ragionamento interiore, vivere intensamente il presente, permettendo di avviarsi al futuro, porta al non stancarsi, essendo costantemente vivo il livello motivazionale.
In questo senso possiamo definire la pazienza come una dote filosofica, più che farla rientrare nella definizione riduttiva di “qualità”, una virtù gentile sottofondo di un modus vivendi spiritual-religioso profondo.
Cosa accade se l’obiettivo non viene raggiunto?
È difficile che possa accadere, in base a quanto sopra spiegato ma, laddove succedesse, il soggetto paziente non sviluppa alcun sentimento emozione negativa: si accosta all’obiettivo ( relazionale affettivo -amicale/ lavorativo/ …) “ trasferendo” il se stesso energetico verso l’altro, con dedizione e passione sincera, lasciando all’ esterno , con umiltà, anche la possibilità di “non accoglienza” del proprio auto-proponimento del rifiuto, dopo aver dato il massimo.
Verrà a mancare dunque, in ogni caso, il “rimorso”, l’unico aspetto emotivo esperienziale realmente dannoso per la psiche dato dall’aver lasciato la strada prima di sapere dove avrebbe portato.
Avere pazienza corrisponde ad “accettazione”, nonostante sembrino termini opposti, seguire la strada non per bisogno narcisistico di auto-affermazione volto alla conferma del proprio potere/valore ma guidati da “amore” vero verso l’obiettivo, un amore che non prevede quindi un odio/rabbia verso la non riuscita per definizione stessa del termine “amore”.