La Psicologia del Regalo
Possiamo capire qualcosa delle personalità anche attraverso il regalo che facciamo?
Precisiamo subito come “ regalare” e “donare” assumano un’ accezione semantica diversa nella loro connotazione più profonda diretta alla relazione tra due o più persone.
“Regalare” , come atto di regalità , implica minore spontaneità verso l’altro, assumendo quasi un significato di riconoscenza dovuta attraverso un gesto concreto, socialmente atteso, verso persone presenti investite di cariche emotivo/psicologiche ( parenti e amici), o concrete istituzionali (medico, collega, capo…), a cui si deve “regalare” il riconoscimento atteso del valore assunto nella propria vita ( reale o recitato), con un simbolo natalizio.
“ Donare”, invece, implica “ trasparenza sentimentale/emotiva”, una gratuita’ d’azione verso l’altro ( al di là di tempi prestabiliti come il giorno di Natale ), mossa esclusivamente dal bene verso la persona e, quindi, senza fini di obbligo.
In questo caso viene omaggiato il valore affettivo che il soggetto riveste e non, quindi, ciò che rappresenta in termini “istituzionali” nella nostra vita.
Fare un “dono”, fare un “regalo”: tipologie di simboli Natalizi
Il dono, basandosi sul sentimento ed il riconoscimento verso l’altro può non ricoprire un valore economico, ma assumere un significato mnemonico privato “simbolo/momento” che solo il donatore ed il ricevente sono in grado di comprendere tramite la profondità della relazione che li unisce .
Doni tipici possono essere: una lettera (relativa alla storia amicale sentimentale delle due persone ), una fotografia incorniciata di un momento vissuto, l’album di canzoni “personali”, ceste di cibo particolarmente amato dal ricevente, disegni e stampe come “ sigilli” del rapporto, perfino tatuaggi…
Il fine del dono e’ proprio dato dalla complicità nella possibilità esclusiva di interpretazione dello stesso.
Il valore economico non ha quindi rilevanza, non essendo caratteristica di unione profonda della coppia donatore ricevente.
Il dono quasi sempre appartiene alle personalità altruiste, coloro che hanno la capacità “spontanea” di intuire cosa scegliere secondo il gusto dell’altro, non hanno difficoltà a pensarci, conoscendo profondamente il ricevente, anche nel “non detto”.
Il dono e’ sempre la conferma di un’affinita’.
Nelle personalità egocentrate il Regalo ( non dono!), diventa un “problema d’immagine”, che può manifestarsi maggiormente tramite due variabili : spendere molto, non spendere per niente.
Contrariamente a quanto si possa pensare, il regalo “per forza costoso” e’ da considerarsi, laddove la componente economica sia il pensiero prevalente, come un atto puramente egoistico, come rivelatore della propria ossessione verso l’opinione altrui. Il gesto del simbolo, quindi, non è diretto mai all’altro, ma a se stesso, “immortalato” tra il gruppo amicale come “ quello che sa fare i regali più belli”, il carismatico sempre e comunque.
La versione solo apparentemente opposta, sempre invece edificata sul terreno dell’egoismo, e’ l’avaro.
In questo caso l’altro “ non ha mai abbastanza valore”, la tipica frase rivolta al ricevente ma mai realmente pronunciata apertamente e’ : “si deve accontentare, già tanto che ho comprato qualcosa”. Lo svilimento dell’ altro diventa un modo tipico per esaltare se stesso, secondo una modalità narcisistica subdola e passivamente aggressiva.
Il regalo riciclato e’ uno svilimento dell’altro?
Non sempre.
Se ragioniamo secondo il pensiero sopra esposto, donare all’altro un oggetto, un simbolo che sappiamo possa piacere e rientrare nelle aspettative dell’altra persona ,non è necessariamente un gesto da considerarsi come riprovevole. Siamo sempre nell’ottica dell’andar incontro ad un desiderio. Diventa una modalità scomoda ed egocentrata qualora assuma l’accezione di uno “sbarazzarsi” rigettando all’esterno un simbolo non gradito sapendo, inoltre, che non verrà apprezzato neanche dal ricevente.