La VENDETTA: mentre ti vendichi sull’altro, distruggi te stesso
Il percorso psico-fisico dall’Offesa subita all’ inutilità della Vendetta.
L’ Umanizzazione dell’offeso: dal “perché è successo proprio a me?” al “perché a te no ed agli altri si?”
Perché vendicarsi, oltre ad essere autolesivo, è anche stupido?
Ponendo il fatto che, a meno che non si tratti di situazioni eclatanti in cui la definizione di torto subìto sia chiaramente direzionata verso uno degli attori protagonisti della vicenda ascoltata, diviene già complicato confinare etichette di ruolo “vittima” e “carnefice” spesso, in realtà , durante il percorso della storia, interscambiabili in vari momenti dei comportamenti reattivi.
Andando oltre, cosa ci succede e perché non serve in senso di utilità del mantenimento del proprio benessere psico-organico ( quindi dell’intero sistema mente-corpo che ci costituisce nell’insieme Persona) vendicarsi quando percepiamo di aver subìto un’offesa?
Indipendentemente da quanto si potrebbe pensare non è così reale che la voglia di vendetta sia direttamente proporzionale alla percezione soggettiva dell’ entità del danno subìto: l’istintivo incontrollato , spesso corrispondente all’insicuro a volte anche in compresenza di tratti narcisistici ( “io posso far star male ma non subire lo stesso trattamento”) , tende a sviluppare una reazione alla vendetta, solo raramente meditata e cristallizzata in pensiero ma spesso invece agita , indipendentemente dal danno a lui inflitto, limitato o significativo che sia.
Vale però per tutti la sequenza che normalmente , almeno nel primo momento della percezione dell’offesa, il nostro profondo mette in atto aprendo un varco di incontrollate emozioni e stati emotivi misti:
- Percezione dell’offesa subìta : il senso dell’ “inaspettato” genera immediato sconforto , ci si sente spiazzati , non si sa come procedere, si è senza forze
- Senso di profonda delusione : contrariamente al pensiero comune, la delusione provata non è maggiormente verso chi ci ha fatto del male ma verso se stessi, in primis, per “non aver capito”, per aver investito emotivamente e concretamente verso persone deludenti. Non ci si pensa d’istinto, ma è proprio questo spostamento verso se stessi che, in realtà , porta l’inconscio a supportare gli step successivi. Nasciamo con un “istinto di autoprotezione ed autoconservazione” fisica e psichica che non vorremmo mai vedere minati dall’esterno, pena la nostra integrità in termini di mantenimento dell’equilibrio e dell’immagine di se’ come “non imbrogliabile” , saggia ed astuta. Capiamo di essere fallimentari circa l’idea, spesso idealizzata, che costruiamo ( avendone inconsciamente bisogno ) degli altri prescelti come appartenenti al nostro mondo relazionale e non ci piace affatto l’idea di esserci sbagliati, la percezione di noi come capaci di prevedere l’altro viene a cadere ed insieme la possibilità di fidarsi.
Lo stesso accade anche quando la sete di vendetta è rivolta verso un ignoto ( nei casi, ad esempio , di un incidente stradale, di una malattia improvvisa che irrompe a stravolgere la vita, di una catastrofe naturale): di chi ci si vuole vendicare in questi casi? Molti riferiscono di essere arrabbiati con il soprannaturale , con il destino malvagio , con la sorte avversa, vogliono spiegazioni.
- La Rabbia è infatti comune denominatore e precursore alla vendetta , di cui si nutre. “Perche’ è successo proprio a me”? “come ho fatto a non capire prima?” È importante nei percorsi terapeutici preimpostare un discorso prioritario di umanizzazione dell’individuo ponendo la domanda opposta: “perche’ non dovrebbe capitare a te una delusione o trauma che sia ed ad agli altri si?” .
Sebbene l’emozione rabbia , come tutti gli stati emotivi che proviamo, positivi o negativi che siano, presentino nella loro insorgenza un’ utilità di riconoscimento di stato d’essere, diventa ancora più importante saperli poi incanalare tramite sfoghi appropriati e costruttivi: l’accettazione, ad esempio, od ancora apprendere dall’esperienza vissuta , analizzarla bene, comprendere se stessi in relazione agli eventi ed alle persone . Concretamente, invece , il corpo andrebbe aiutato a rilassarsi tramite lo sport come sfogo fisico, l’ascolto della musica , la lettura, metodi utili ad elevare la pazienza come rilassamento psico-muscolare.
Cosa accade se questo non avviene?
Subentra la vendetta.
Perché la Vendetta è Autolesiva?
La vendetta è sempre e comunque Autolesiva sia dal punto di vista organico che psicologico ed ambientale metaforicamente inteso , lo spiegherò .
È ormai provato dalla psicosomatica come il corpo reagisca non nell’immediato ma nel tempo alla rabbia cristallizzata mentre si agisce vendetta – dal pensiero all’azione – somatizzandola sotto forma di disturbi quali cefalee, tremori, inappetenza, irritabilità frequente, ansia generalizzata, stati d’umore altalenante, fino a malattie gravi nei casi di sete di vendetta perpetuata od idee fisse di vittimismo da vendicare : perfino alcune forme tumorali sono oggi riscontrate in tipologie di personalità iraconde ed oppositive.
Soprattutto, a livello psicologico, la vendetta non permette di andare avanti, anzi riporta sempre indietro al momento dell’offesa subìta ( in questo senso è Autolesiva dal punto di vista ambientalmente inteso), creando un’ immobilità nel passato mentale che rende impossibile il sopraggiungere di novità che, comunque , verrebbero rovinate dalla non elaborazione di uno stato malinconico e rabbioso sabotante la serenità futura.
Soprattutto , la vendetta ci rende peggiori , facendo comunque vincere chi ha inferto male su noi: applicando vendetta daremo il potere all’altro di essere riuscito a renderci persone molto peggiori di ciò che eravamo prima del momento stesso in cui agiremo azioni malvagie, ponendoci sullo stesso livello ed anche peggiore dello stesso carnefice.
E se mantenendo uno stato di pace ci considerassero stupidi? Non ci interessa quello che gli altri possono pensare o meno di noi, tanto quanto mantenere il nostro benessere psico-fisico.
E se proprio vogliamo agire vendetta….ricordiamoci che la migliore vendetta in assoluto sempre sarà sempre rimanere sereni di fronte a chi si aspetta di vederci arrabbiare o soffrire : migliora noi ed anche l’altro , secondo un processo “a specchio”.