Le “strategie relazionali” controproducenti: quando “fingersi tosti” non è utile!
Allontana le persone…..solo se però ne sei convinto con la mente e con il cuore: l’impeto emozionale non paga!
Siamo nell’epoca storica in cui si inneggia e si invogliano le persone ( perfino gli stessi specialisti della salute ne sono i primi fautori !) ad allontanare da sé (subito!) chiunque non risponda alle nostre esigenze relazionali e/o abbia a noi inflitto un’offesa.
Quindi, dovremmo praticamente eliminare quasi tutti, a costo di crearci isolamento sociale ,facendo terra bruciata intorno , pentendosi solo quando è ormai impossibile tornare indietro….
Esistono, quindi, regole base di “auto aiuto” volte ad allontanare da sé qualcuno senza poi pentirsene?
Certo! Ed andrebbero sempre applicate , considerando che l’altro /a è una persona umana e fallibile ( proprio come te!) non un paio di jeans che puoi mettere e togliere quando vuoi!
Dunque, prima di allontanare un amico, un parente, un amore, un collega, domandati e cerca di rispondere ai seguenti quesiti:
- Ho valutato l’ “offesa” subìta in maniera oggettiva? Quante persone , fuori dall’impeto emozionale del momento, giudicherebbero l’offesa inflitta come di “grave entità”?
Per poter comprendere attentamente quanto l’ impeto emozionale stia o non stia “avendo la meglio” sul fatto concreto accaduto , è utilissima la tecnica dello “scambio di ruolo”: racconta la storia al contrario: fingi di essere tu l’offender ( con tutte le sue “ragioni” ) e ,l’altro , l’offeso, domandandoti se la interpretazione soggettiva della storia e del torto subìto è ancora la stessa: devi dirti la verità per comprendere se può esistere un grado di clemenza possibile verso il tuo ipotetico “carnefice”, ora impersonificato proprio da te.
- Valutazione della propria SCALA DI VALORI in relazione all’offesa subìta ( e corrispondenza o meno con quella dell’altro ): ognuno di noi possiede una scala di valori mutevole e variabile da soggetto a soggetto circa ciò che è accettabile o meno. La non condivisione di un valore ritenuto fondamentale da un soggetto ma non dall’altro può facilmente portare ad una strada di non ritorno, attestando incompatibilità d’intento e/o progetto di vita ( es. fedeltà di coppia e possibilità di fidarsi ), diverso è se viene ad essere momentaneamente compromesso il rapporto da un evento che può portare piu’ facilmente alla reinterpretazione di un valore od un credo in comune ( es in ambito affettivo il modo di intendere l’onesta’ relazionale circa il rapporto tra rispettivi parenti… )
- Storia relazionale tra l’offeso e l’offender :
Corrisponde all’analisi di un possibile percorso verso la clemenza assolutiva: prima dell’evento offensivo ( analizzati però attentamente i due punti precedenti in maniera meditativa, dunque libera da schemi difensivi falsanti il sentire profondo ) , che rapporto intercorreva tra te e l’altro? Ti ha mai fatto del male prima? Ci sono stati gesti concreti di aiuto e gratitudine di cui puoi ricordarti da lui/lei messi in atto nei tuoi confronti? Se la risposta fosse si, pur non riuscendo magari a perdonare, almeno puoi evitare di odiare, cercando di conservare il recupero del benessere interiore!
- Autoreiflessione meditata circa la propria sfera emozionale dopo l’evento offensivo:
Sono due le strade che si possono percorrere nella valutazione del perdono per un gesto offensivo subìto, non ne esiste una terza….
Innanzitutto domandarsi:
perché mi ha fatto cosi male? Paradossalmente il dolore è il miglior modo per conoscere sé stessi ed il reale valore che attribuiamo all’altro ( potrebbe essere, ad esempio , che se a compiere l’offesa fosse stato qualcun altro non l’avresti presa così male?)
La prima strada consiste nel comprendere se la mancanza di
perdono fa stare più male del perdono stesso , in tal caso, a
meno che l’evento non sia realmente grave, conviene in
termini emotivi e concreti eliminare la persona dalla tua vita?
La seconda strada nasce dal sentire profondo dato dalla
distanza /lontananza: se la persona non ti è mancata , ma
addirittura ti sei sentito/a meglio è più probabile che, senza
saperlo , tu fossi in alcuni casi anche in situazione di abuso
relazionale, in cui l’atto offensivo andasse a rappresentare
l’esito di una lunga serie di cui ci si era scordati…..
- Non dimenticare lo Step più importante: cosa ho imparato su di me da quello che è accaduto?
L’unico modo per imparare in prospettiva futura a migliorare le relazioni con gli altri è non dimenticare mai che esiste una parte di responsabilità anche nel subìre un’offesa, ad esempio non essere in grado di comprendere di chi fidarsi e di chi no o, al contrario, non essere capaci di comprendere cosa possa essere etichettato come “torto” secondo criteri oltre l’impeto emozionale dell’ intrattenibile .